
"La vita oscilla tra disperazione e noia e la volontà è il motore che alimenta questo pendolo perverso. Schopenhauer pensava che l'esperienza umana si trovi costantemente a confronto con questa condizione."
Se poi guardate un dipinto che ritrae il filosofo tedesco è facile cadere nella tentazione di cercarvi incisa la sua visione del mondo, in quel sorriso dolorosamente preoccupato e perversamente sereno.
In Ligotti la dimensione dell'orrore, del male cosmico e irriducibile, del senso di costante minaccia, sono aspetti che sembrano "bonificare" il pensiero di Schopenhauer.
Per quanto sembri un controsenso l'orrore è meglio della noia.
La disperazione derivante dall'orrore immaginato è migliore della disperazione della vita quotidiana.
Per questo il pessimismo scientifico (di cui Ligotti parla nella sua "cospirazione") sembra dissolversi, per certi versi, di fronte ad un nemico come "la gente piccola".
Se pensiamo all'ansia di percepire tutto come "insensato", ecco che l'immaginare orrori striscianti fatti d'ombra diventa un'ottima occasione per distrarsi.
In effetti è letteratura di profonda distrazione, quella di Ligotti, che gioca su archetipi da incubo e sfumature che nulla hanno a che vedere con l'horror truculento e manicheo mainstream.
Ed è forse questo aspetto che rende di nicchia l'opera dell'autore, che richiede fin da subito una certa confidenza, un certo "idem sentire"...
Di conseguenza chi si sente sedotto dall'opera di Ligotti è destinato a condividere la necessità di fuggire dalle sue stesse idee.
Rimediare ai vuoti dell'indifferenza cosmica nei nostri confronti con qualcosa che riesca alla fine ad accomunarci: la paura, sentimento trasversale che necessita di essere condiviso. Dove la felicità è stupidamente individuale, la paura è, anche, bisogno di risoluzione e prospettiva di comunicazione. La paura la gridiamo, vogliamo che sia sentita.
I racconti, ad esempio di Teatro grottesco, sono racconti che sembrano fatti per la condivisione.
Chi li legge ha voglia di farli leggere, anche solo per creare un legame di inquietudine con chi lo circonda, e se non è grande scrittura questa...