
I diavoli: non ce n'è per nessuno.
Insomma.
Avere 18 anni a fine millennio era semplice.
Rappresentavamo il riepilogo abbastanza lineare delle precedenti puntate dell'umanità.
Eravamo ancora tribù isolate e comunicare fra di noi era lento, farraginoso e limitato alla presenza fisica o, al limite, da una cornetta di plastica che trasmetteva la voce a bassa risoluzione da appartamento ad appartamento. Alcuni si scrivevano e usavano la posta. Quella proprio col postino che lascia la carta dentro una cassetta di metallo con lo sportellino che poi te apri e controlli se è arrivato qualcosa...
Roba strana. l'elettricità c'era, c'erano i computer ma non erano terminali. Dovevamo essere tutti in una stanza per giocare insieme.
Quindi, farla corta, trovai in edicola la videocassetta de 'i diavoli' che usciva con un numero di Panorama, se non ricordo male. Ne rimasi ipnotizzato. Era provocatorio, potente, visionario, polemico. Come l'adolescenza. Fichissimo.
Ma, ripeto, noi eravamo giovani più in linea con le tradizioni. Chissà se oggi farebbe lo stesso effetto. Ne dubito. Non esistono le cose senza tempo. Tutto ha un suo tempo. Credo.
Un film ovviamente censurato e criticato aspramente, soprattutto dalla chiesa cattolica che ai tempi lo definì come una specie di "buglione orgiastico".
Un film esteticamente raffinato e potente da ricordare Kubrick, che mette in scena lo scontro del potere con sé stesso.
"Power tends to corrupt; absolute power corrupts absolutely", diceva qualcuno.
A me piace pensare che la corruzione del potere non sia un fatto negativo (o positivo), ma semplicemente un fatto. Qualcosa di molto simile alla data di scadenza del latte: "Il latte tende a marcire, se mantenuto aperto all'infinito marcirà indefinitamente."
Cosa succede se non c'è data di scadenza? Succede che il marcio può rischiare di diventare sistematico.
E se i poteri sono almeno due? Il potere assoluto (il marcio sistematico) può essere condiviso?
L'evidenza logica impone risposta negativa. Il potere assoluto in quanto tale appartiene ad uno ed uno solo. Il potere spirituale e quello temporale, nonostante le buone intenzioni costituzionali, sono fatti per confliggere all'infinito.
Il protagonista Gradeur sembra trovarsi in mezzo a questa guerra: fa parte del clero ma ribelle e amante dei vizi, soggetto diviso tra spirito e tempo.
Ed infatti è lui che finisce per dimostrare l'impossibilità, suo malgrado, di questa convivenza, diventando bersaglio, punto di convergenza della distruttività corruttrice di entrambe le fazioni.
Siamo fatti dello scorrere del tempo e il nostro declino biologico non ammette l'assoluto in nessuna forma. Con questo concetto il 20° secolo ci ha lasciato, da una parte orfani di ideologie e fantasie sovrannaturali su creatori celesti, dall'altra la speranza di poter ripartire per una volta da una base comune, una visione onesta e naturale dell'animale uomo.
Possiamo dire che ancora viviamo di speranze.